Fra l’artigianato artistico che rappresenta la cultura partenopea e la sua storia, non può mancare la porcellana di Capodimonte, famosa nel mondo, e legata alla storia della dinastia borbonica.
Infatti, nel 1743 fu fondata all’interno della Reggia di Capodimonte, dimora di Re Carlo di Borbone e di sua moglie Anna di Sassonia, la Real Fabbrica di Capodimonte, la cui produzione artistica nel tempo diverrà più pregiata e famosa di quella francese e tedesca.
Ciò che spinse il Re Carlo e la sua consorte a fondare questa fabbrica, fu l’intento di voler realizzare un prodotto artistico più pregevole di quello della fabbrica tedesca di Meissen.
La particolarità dell’impasto della ceramica lavorata nella Real Fabbrica di Capodimonte, che prende il suo nome dalla collina sulla quale sorge, è la sua “tenerezza”.
Infatti, a differenza del territorio e delle fabbriche nate nel nord Europa, al sud l’impasto, prodotto dalla fusione di vari tipi di argilla provenienti dalle cave del sud miste al feldspato, nel quale non c’è il coalino, risulta più tenero e dal colore latteo. Queste caratteristiche rendono unico l’impasto che ne deriva.
La tenerezza dell’impasto ottenuto, rende possibile la lavorazione di miniature, vere e proprie opere d’arte nel loro genere, che vengono lavorate a punta di pennello.
Nel 1700 lo scultore G.Gricci , il chimico Livio Vittorio Scherps, ed il decoratore Giovanni Caselli perfezionarono la composizione dell’impasto, migliorandone la qualità. Quest’ultimo, realizzò il famoso salottino della regina Amalia, ritenuto massima espressione del tempo dell’abilità plastica e pittorica degli artisti di Capodimonte.
Il periodi di massimo splendore della Real Fabbrica di Capodimonte, si registra quando, nell’ultimo ventennio del VXVIII secolo, Domenico Venuti ne prese la direzione artistica, fondando una vera e propria scuola d’arte, dove venivano realizzati meravigliosi servizi da tavola e preziosi vasi, che ancora oggi sono conservati nel Museo di Capodimonte.
Con l’avvento della dominazione francese nel 1806, la fabbrica fu ceduta ad un gruppo di privati con l’impegno che venivano assunti tutti i lavoratori impiegati nella fabbrica in cambio di commesse da parte dei re francesi della maggior parte della produzione.
Ma Domenico Murat, dovendo sovvenzionare le costosissime campagne belliche di Napoleone, non mantenne l’impegno e non alimentò più la produzione delle porcellane di Capodimonte per la casa sovrana francese.
Ciò non impedì agli artisti napoletani di inventare nuovi stili, produrre pregiatissime porcellane che ben presto furono apprezzate dalla borghesia napoletana e dai numerosi turisti.
Oggi la Real Fabbrica di Capodimonte è un Museo di Napoli, dove vengono conservati e si possono ammirare i più celebri manufatti della tradizione partenopea. Inoltre, la porcellana di Capodimonte conserva l’eccellenza nel mondo e pezzi di artigianato artistico vengono ancora prodotti da mani esperte.