Un piccolo negozio, con attiguo un laboratorio interno, in una stradina secondaria del quartiere di Soccavo: siamo lontani dalle strade affollate del centro storico, dove si avvicendano, uno dopo l’altro, gli artigiani dei presepi. Qui, invece, vicino alla strada principale,via dell’Epomeo, affollata e commerciale, sorge una piccola bottega artigiana, che si contraddistingue per natura e vocazione in questa parte della città e che si pone in essere con eccellente diversità: Anime di Terracotta. Un titolo simbolico che insinua al mistero di questa magnifica e magica lavorazione, che dona appunto anima alla terracotta. Un titolo che potrebbe alludere a quel sogno, tutto partenopeo, di far vivere, attraverso queste lavorazioni, la storia di una città che ha voglia di raccontarsi ancora; che si esprime in mille forme, proprio in quelle scene di quotidianità antica , ritrovate nei presepi, in quei mercati affollati, in quei colori e in quelle espressioni vivaci o sospese dei pastori. Le ambientazioni immobili, rappresentate dai presepi napoletani in terracotta, prendono così anima nei pensieri assorti di colui che li guarda e quei pastori diventano il modo per vivere con devozione la religiosità, la tradizione partenopea, riversando anche lo spirito vitale contemporaneo della città, sempre in bilico tra il godimento del presente e la raccolta del passato. Il realismo di certe scene, scritte nella terracotta, è talmente pregnante, nei colori vividi e nei volti pensanti, corrucciati, rugati o in azioni sospese nel tempo, intenti a cogliere attimi di vita irripetibili, che posti lì in quei presepi – nella magica sospensione temporale a cui alludono – prendono anima e nelle quali poi desideri di vita oscillanti e incerti si proiettano con forza e volontà; così, con ritualità incantatrice e seducente, vengono riproposti e fatti vivere, da eccellenti artigiani, in quelle lavorazioni suggestive. Quei pastori di terracotta vivono e simbolicamente si trasfigurano in altro da sé: incarnano i desideri di chi li ha creati e di chi poi li farà propri. Se si ripercorrono i miti e le storie della creazione ci si rende conto che nell’immaginario collettivo la terra e l’acqua sono sempre state al centro delle narrazioni sulla creazione dell’uomo. Nel mito di Prometeo, ad esempio, si legge “«Con acqua e terra Prometeo plasmò gli uomini e donò loro il fuoco” e nella narrazione biblica si racconta poi che Dio “raccolse un pugno di polvere dal suolo e soffiando nelle sue narici, gli comunicò la vita”, creando l’uomo. La terra e l’acqua, dunque, prendono forma e si formano come anime, spinte dal desiderio di colui che crea. Cosi si può pensare che la terracotta sia una materia prodigiosa e si riesca per questo a esprimere e ad imprimere – attraverso portentose lavorazioni – in quella materia un’anima, perché in essa le emozioni rappresentate vivono potentemente. Così , i quattro elementi Euclidei – aria, acqua, terra e fuoco – si miscelano in unicum stregato, attraverso un’affascinante alchimia, che sa di storia, di tradizione, di religione e di leggenda, che sa di creazione e soprattutto di prodigiosa arte. La materia, la terracotta, prende forma e la forma ha già di per sé un’anima: anime di terracotta! Così incontriamo Emilio De Cicco, il creatore di queste Anime di Terracotta.
Non ci ospita nella parte antistante di vendita, ma preferisce raccontarsi in un angolo più nascosto del suo laboratorio: qui, su un tavolo, tra sottili arnesi, argilla, modelli, colori, fili di ferro, paglia e piccoli vestiti colpiscono l’attenzione minuscole manine di terracotta , così minuziosamente definite nei colori e nella forma, da sembrare vere. Proprio qui – seduto su uno sgabello – Emilio, con sorridente solarità, racconta i segreti di queste fascinose lavorazioni, di come questa passione per la terracotta lo abbia sorpreso e abbia accolto questa arte come un dono unico: “prima avevo un laboratorio di bigiotteria e purtroppo entrò in crisi poiché non riuscivo a rientrare nelle spese a causa della sopravvenuta concorrenza internazionale e così, ripresi la mia vecchia passione per la lavorazione dell’argilla e mi iscrissi ad un corso di modellato temuto dalla prof.ssa Laura Valentini, che mi insegnò realizzare l’anatomia del volto: da lì l’emozione ha iniziato a guidare i miei lavori, come un traino senza sosta , con passione e con amore . Queste mani rappresentano solo uno strumento per modellare quella terra, uno strumento di un volere più profondo, più alto, un volere che crea spontaneamente: la materia così si forma nelle mie mani, ma nasce nella mia anima e nel mio cuore come desiderio profondo”. Le sue creazioni sono animate da forti emozioni: innanzitutto, come lui stesso ci svela, dal credo religioso, forte e sincero, che vuole trasmettere nelle scene di vita presepiale, in quei pastori così espressivi e devoti, nei bambinelli così luminosi e puri: queste le creazioni in cui è manifesto il desiderio di raccontare che il presepe è innanzitutto, come lui dice, un atto d’amore. E poi la passione straordinaria per Napoli, che racconta proprio dell’anima della città in quei Pulcinella dai colori cosi contrastanti e accessi. Emilio chiarisce: “Pulcinella è Napoli perché mostra le sue contraddizioni: Pulcinella è pace e nervosismo, Pulcinella è freddo e caldo, ironia e lacrime, bene e male. Pulcinella non è una maschera … E Napoli in tutte le variabilità del suo vivere … Chi è Pulcinella? Facile! Pulcinella è un passante napoletano qualunque, in questo momento e in questa strada!”
Ironico e potentemente espressivo, anche sotto quella maschera, nelle magnifiche creazioni di De Cicco, Pulcinella è colto in un’espressione arguta, in quel sorriso mascherato e allungato, in quel mento sporgente e imbronciato o spesso oltremodo spropositato e abbondante, nelle sue forma eccessive e disarmoniche, nei suoi gesti disarticolati, negli sguardi profondi e a volte velati. Immagini fortemente suggestive e significative, intensamente simboliche dello spirito della napoletanità, che questo eccellente artista vuole trasmettere: Emilio De Cicco. Con spirito entusiastico e umile allo stesso tempo ci coinvolge nei suoi racconti : “io non so vendere nulla!- dice – “Io sogno ! E non ho buon rapporto con la clientela: in questo senso, non so vendere … So creare, so esprimere, voglio emozionare, inconsapevolmente “ . E poi continua: “La mia conquista più importante è stata aver realizzatolo scorso anno una mostra personale nel centro storico di Napoli: “Pulcinella, la zeza e la sirena di Partenope”, a cui hanno partecipato importanti scrittori, come Maurizio De Giovanni “. Infatti, nel fascino della Chiesa di San Biagio Maggiore, Emilio De Cicco ha raccontato, attraverso le sue creazioni, un sogno: il suo sogno, ma anche quello della napoletanità. Raccontare intensamente, attraverso le sue opere d’arte, intrise di creatività, lo spirito della napoletanità stessa,così viva e cocente, impressa in quella materia – la terracotta – che diventa potente metafora dell’essenza stessa dell’identità partenopea. Così Pulcinella nella sua narrazione è accanto alla zeza , sua moglie, che diventa l’emblema del rifugio dell’uomo, accolto nel seno di una donna, che sa proteggerlo dai momenti di debolezza e dagli inganni, dai tranelli e dalle fragilità della vita: i bivi, le scelte, i raggiri e le falsità, il bisogno di protezione e di ingenuità, tutti espressi in forme creative nuove, allegorie dell’essere partenopea. E poi il mito incontra la tradizione e la maschera: così Partenope, la mitica sirena fondatrice di Napoli, diventa la pescatrice delle mille maschere perse dai molti Pulcinella, che restano lì sugli scogli in cerca continua delle loro identità, smarrite nel mare del divenire partenopeo.
Partenope , ancora tra le rocce in mezzo al mare, le raccoglie, così come la zeza trasporta, con fatica e volontà, tre Pulcinella dormienti su un carretto: la tradizione e la napoletanità a volte, come le donne, non comprese ma sempre desiderate, restano i punti di ancoraggio delle confusioni emozionali dei mille Pulcinella, a volte sperduti, spesso al bivio tra istinto e ragione, anche rimpiccioliti, senza autostima, impotenti o in cerca di miracoli,fragili e in cerca di protezione, tra la voglia di soddisfare tutto e subito e il desiderio di guardare al futuro . Poi, conclude nostalgicamente Emilio De Cicco : “ lo scorso anno ho partecipato ad una trasmissione con Maurizio De Giovanni, Carlo Alvino e Marino Bartoletti, proponendo il tema di come lo spirito della napoletanità spesso, con rituali di scaramanzia, proponga soluzioni ironiche ed alternative agli eventi della città, anche calcistici, e a come spesso vengano rappresentati da me, con evocazioni simboliche e artistiche particolari. Lì ho incontrato, per mia grande fortuna, Tullio De Piscopo e per me è stata un’esperienza unica : perché lui, come il grande Pino Daniele, rappresentano non la canzone napoletana ma il modo di essere Napoletani, hanno cioè fatto vivere l’anima della città”. Così anche l’arte, lo spirito, l’anima della opere di terracotta di Emilio De Cicco rappresentano non semplici prodotti artigianali, legati alla tradizione partenopea, ma l’essere partenopeo in sé, perché ne colgono la forma, l’essenza, legandola incantevolmente a questa materia inscindibile: la terracotta ha così un’anima!
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Anime di Terracotta
Di Emilio De Cicco
VIA Montevergine,35
80126 Napoli
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