Rarità ed eccellenza formativa tra tradizione e contemporaneità
Addentrarsi di mattina a passo lento nel silenzio del bosco, offre uno spettacolo come pochi: il frusciare delle foglie si fa particolarmente intenso nei giorni di vento ed è proprio in quei momenti che, tra il rumore dei propri passi, sembrano far capolino, tra quegli alberi, grandi storie del passato ricche di fasti, di bellezza e di magnificenza. In quel viale così il tempo acrobaticamente con un salto ci riporta indietro agli scenari della vita di un bosco, quello di Capodimonte, all’interno del quale Carlo II di Borbone, Re delle Due Sicilie, nella prima metà del 1700, volle che sorgesse la sua Reggia e assieme ad essa anche una fabbrica di magnificenze: la Real Fabbrica delle Ceramiche di Capodimonte, in omaggio alla sua sposa.
Oggetti, quelli di Capodimonte, di una delicatezza straordinaria; vellutati, impalpabili, lucenti; di un valore simbolico imperituro: spesso così, sin dal 1750, nascite, matrimoni ed eventi venivano accompagnati da un prezioso regalo, lavorato qui, che allietava con grazia e stupore chi lo riceveva in dono e abbelliva magnificamente le nobili case. La porcellana allora veniva chiamata “oro bianco” e possedere uno di questi oggetti d’arte era segno di grande prestigio ed eccellenza, di sobrietà e di gusto. La lavorazione delle Ceramiche di Capodimonte nella sua unicità era un davvero un tesoro unico, da preservare nel suo segreto. Infatti, la bellezza straordinaria che accompagna queste lavorazioni sta tutta, ancora oggi, nella sua tecnica che li rende così preziosi, esclusivi, dotati di un potere quasi magico: essi sopravvivono al tempo e, investiti di ricordi, regalano emozioni vive, perché legate a quegli speciali momenti da ricordare. L’investimento simbolico, affettivo ed emozionale così si lega indissolubilmente alla bellezza intramontabile di un oggetto di Capodimonte: prezioso, perché lavorato e rifinito a regola d’arte; inestimabile, perché in esso si rispecchiano, come vivi, i ricordi tramandati e la storia della regalità. Il calore delle mani che lavora l’argilla, il colore della passionalità napoletana, colta nei suoi sublimi scorci – come in quei quadri della Scuola di Posillipo – l’eleganza delle forme, la ricchezza dei motivi, la sobrietà delle linee – così magicamente sinuose – rendono queste creazioni davvero rare e prodigiose!
Oggi ancora vive e palpita in quel bosco, in uno dei suoi viali, nell’edificio originario che ospitò la Real Fabbrica, questa attività: andare a visitare questo luogo è davvero un viaggio nel tempo, nel silenzio delle lavorazioni, che devono aspettare per poter realizzare la propria forma migliore. La lavorazione della ceramica insegna proprio questo: ad aspettare! Qui, in questa realtà sospesa, dal sapore antico e dolce, sorge l’Istituto Giovanni Caselli – nei suoi indirizzi del Liceo Artistico, dell’Istituto Tecnico Chimico e Professionale – dedicato proprio allo studio, alla passione e alla lavorazione della ceramica. L’Istituto Caselli, così, si pone un compito difficile ma essenziale: essere il continuatore di una tradizione eccellente, caratteristica del territorio partenopeo, e condurre i giovani alunni ad amare la storia locale, l’arte della ceramica, l’artigianato e la lavorazione stessa. Un compito oggi certo non facile: nell’era digitale e massmediatica insegnare ad amare un oggetto d’arte è già difficile, ma orientare la passione e la motivazione verso la lavorazione di un oggetto d’arte, in quanto mestiere da scegliere, lo è ancora di più.
Eppure, proprio dirigendosi verso questo Istituto, in quel passaggio che dalla Porta Piccola del Bosco conduce fino all’edificio che ospita l’Istituto Caselli, i pensieri degli alunni e degli insegnanti, che lo percorrono, affiorano alla mente nella forma via via sempre meno affollata, sempre più silente, e si ammorbidiscono, perché qui regna la quiete e l’attesa. Uno dei Maestri, dediti all’attività di insegnamento nei laboratori dell’Istituto, ci svela con sapienza antica e saggezza contemporanea che i giovani alunni qui imparano innanzitutto un‘arte della vita: saper attendere, saper aspettare. La porcellana ha un suo unicum, legato alla composizione e al modo di lavorarla, che deve essere rispettato nelle sue caratteristiche fisico, chimiche e di tecnologia utilizzata in cottura. L’ideazione è poi un momento peculiare, perché le tavole di programmazione devono considerare il materiale che vogliono poi utilizzare. L’attesa, così, in tutto il processo rende più desiderabile ciò che si fa e magicamente, in quella sospensione, rientra tutta la passione, le aspettative e le progettazioni: questo rende viva e palpitante l’Arte della Ceramica di Capodimonte, il cui valore è universalmente riconosciuto e deve esserlo ancora di più.
Il Dirigente Scolastico, Prof. Arch. Walter Luca De Bartolemeis, spiega che la tendenza dell’Istituto oggi è anche quella di aprirsi all’Arte Contemporanea e di orientarsi verso un progetto che, lavorando accanto a grandi artisti contemporanei, promuova la formazione dinamica e il lancio di giovani artisti nel mondo. Cosi il Prof. Arch. De Bartolomeis spiega: “Proprio con Liulium Waal, artista cinese che lavora in grandi installazioni in ceramiche, stiamo realizzando un’opera dal nome Monumenti, che è costituita da grandi colonne, che verranno rivestite da fiori di porcellana per realizzare una sorta di chiosco immaginario e sulle quali poi saranno erette statue di migranti. L’opera dovrebbe essere donata poi al Museo di Capodimonte. In questa maniera il nostro Istituto rientra nei musei, non solo con la storia e il passato, ma anche con l’arte contemporanea”. Se le motivazioni sono giuste si riuscirà davvero a realizzare la rinascita di Capodimonte, sia in senso tradizionale, ad esempio con grandi servizi da tè o anche grandi centro tavola, ma anche in senso contemporaneo. ”Bisogna riscoprire i luoghi comuni, che vanno smascherati della propria semplicità e approfonditi, e per questo abbiamo pensato di produrre gioielli in ceramica: è una linea produttiva mai sperimentata all’interno della Real Fabbrica. Tuttavia, proponiamo come tema i luoghi comuni napoletani in una nuova veste: la natura, come fiori e foglie, la pasta, le “mappine” napoletane, cioè gli stracci che spesso vediamo appesi ai balconi nei vicoli della città.“ Ecco questo è il senso dello svestimento dei luoghi comuni o forse del loro rivestimento: i luoghi comuni non vanno eliminati, ma vanno riletti, approfonditi, sviscerati dalla propria popolarità e assimilati alle forme culturali anche nobili, del passato ma vive anche nel presente, come parte identitaria di un patrimonio culturale da rispettare e da tramandare. Il luogo comune può esser reinterpretato verso linee innovative con un nuovo gusto e con una nuova tendenza estetica: “non dobbiamo avere paura della nostra matrice storica! Dobbiamo sempre coinvolgerla nei nostri discorsi, anche se poi in forma rinnovata e riproducibile: il recupero della tradizione deve esserci sempre nell’offerta formativa del nostro Istituto e passare consapevolmente prima per lo studio dello Stato dell’Arte e delle tecniche utilizzate dalla Real Fabbrica. Ed è per questo che abbiamo riorganizzato e inserito lo studio della Storia dell’Arte anche nell’indirizzo del professionale. Non si può fare il nuovo se non si conosce la storia!” Per questo motivo, il Ministero della Pubblica Istruzione ha riconosciuto l’Istituto Caselli proprio come una tra le Scuola ad indirizzo raro, perché un’eccellenza rara del Mady in Italy, che deve essere assolutamente protetta, rispettata ed amata.” Stiamo tentando di rinnovare i linguaggi, mantenendo gli standard di qualità, riferendoci ad un mercato attento e colto. Noi siamo chiamati a certificare questo standard di qualità attraverso il marchio della Real Fabbrica di Capodimonte. Noi siamo fortemente legati alla produzione e al mercato del lavoro di riferimento, proprio per stimolare l’inserimento dei nostri allievi”.
L’Istituto Caselli, così, oggi è fortemente orientato ad essere attento a proporre una formazione vivace e ad inserire i propri allievi in interessanti e produttivi work shop, che hanno per oggetto proprio l’incontro tra tradizione e innovazione, nei termini di una progettualità nuova che si apre verso futuri e possibili scenari. Gli studenti dell’Istituto così incontrano studenti della Facoltà di Architettura e studenti della Scuola Superiore di Design di Napoli e vengono supervisionati da architetti e artisti, con cui realizzano meravigliosi lavori in ceramica.
Gli alunni, che scelgono questo Istituto mostrano una forte sensibilità, verso il mondo dell’arte: sia nei termini teorici, al Liceo Artistico, sia mostrando attitudine particolare verso il fare, con quella tensione che li spinge a realizzare il percorso professionale, che poi formerà veri e propri maestri di lavorazione della ceramica. L’Istituto Caselli, quindi, vuole proporre proprio un processo di trasformazione e cambiamento, che tuttavia rispetti una tradizione storica così importante come quella di Capodimonte, e dare contemporaneamente nuova linfa all’arte della lavorazione della ceramica. per questo motivo l‘Istituto vuole aprirsi con passione e forte vocazione verso i contributi internazionali di artisti e vuole raccontarsi al di là e oltre il bosco stesso, che meravigliosamente lo accoglie nel suo ventre. Così, il design, nelle sue forme rinnovate, deve diventare un veicolo di trasformazione, di rinascita e di ricreazione di un’economia nuovamente ricca, inerente proprio il settore della lavorazione di Capodimonte. Per realizzare ciò una forte sinergia di intenti si sta muovendo: l’Istituto Caselli, il Museo di Capodimonte, il Mann, la Facoltà di Architettura, gli Istituti di Design, la Regione Campania stessa hanno organizzato una vera tavola rotonda per realizzare un percorso che costituirà un lungo viaggio verso un futuro degno di onorare l’eccellenza e la rarità di quest’Arte, di cui l’Istituto Giovanni Caselli si pone come magico custode: un segreto da preservare e tramandare nel tempo.
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Dirigente Scolastico
Prof. Arch. Valter Luca De Bartolomeis
valter.debartolomeis@istruzione.it