Qui su l’arida schiena del formidabil monte sterminator Vesevo”, in un meraviglioso meriggio
primaverile, ho incontrato Michele Scala , colui che viene riconosciuto universalmente quale ultimo dei “grandi della gliptica” d’ispirazione classico-rinascimentale.
E come
la ginestra, che di selve odorate Queste campagne dispogliate adorna
così il maestro Scala con la sua figura di sapiente cesellatore della natura, adorna ed arrichisce il panorama artistico torrese, travalicando ogni “siepe” , che impedisca la fruizione della sua arte ai contemporanei.
In lui convivono natura e cultura in un connubio indissolubile, che si realizza pienamente in ogni tratto, incisione e forma che regala ai posteri.
Le forze della natura, il mare, l’universo, l’uomo vengono estrapolati da spazi infiniti, enucleati da un contesto fino ad essere celebrati in forme “vive, che hanno un respiro quasi “palpitante”, che emerge dalle forme e dai tratti sapientemente incisi con tecniche antiche vissute, più che apprese dal maestro.
“Novello liberatore” dell’anima della natura, cerca, attentamente con procedimento donatelliano, in ogni conchiglia di dare espressione alla sua tensione del vivere.
Onde, visioni cosmiche, cavalli, figure mitologiche, scene religiose vengono sapientemente modellate, ”poggiate” come un velo della memoria su materia morta, che egli “rianima”eternandola attraverso la sua arte scultorea.
Non si evidenziano soluzioni di continuità tra le sue conoscenze artistiche maturate presso l’Accademia delle Belle Arti a Napoli, ed i suoi vissuti di uomo schivo, libero e semplice, quanto austero e testardo nel sottrarsi alle perverse “logiche di mercato”, che troppo spesso sviliscono il genio creativo.
La gliptica, l’arte dell’incidere pietre dure e conchiglie con lui assurge a dignità di vera Arte, senza errori formali o plastici.
La sua mirabile perizia tecnico-espressiva nella micro–scultura, gli consente di giungere a virtuosismi di antica memoria.
Comunicando con la materia, accarezzandola, possedendola, egli riesce a decriptare cio’ che è racchiuso, codificato nella materia informe. Ecco perché le sue opere vivono, perché egli non “impone”, ma “evidenzia”, “enuclea”, quanto in esse ha sentito palpitare. Ogni curva, sporgenza, intersezione, rientranza, docilmente svela i suoi segreti all’ultimo grande “ Magister”.
Un filo storico ed ideologico lega Michele Scala alla grande scuola incisoria napoletana. La manifattura dei cammei e dei coralli nata per volontà di Carlo di Borbone, nel 1737, con la fondazione, prima del “laboratorio di Pietre Dure” a San Carlo alle Mortelle”, e, dopo, con la istituzione della “Scuola di Incisione” su cammei si sviluppa a Torre del Greco nel 1805, sotto Ferdinando IV.
In tale data la ridente cittadina campana inizierà il lungo cammino di crescita artistico-imprenditoriale, che ancora oggi la vede ai vertici mondiali per capacità commerciali ed artistiche nel settore dei cammei e dei coralli.
Ma è solo nel 1878, all’indomani dell’Unità che la maestria nell’arte dell’incisione, con la istituzione della Reale Scuola di Incisione sul corallo si consolida, giungendo a virtuosismi tecnico-scultorei di mirabile bellezza.
E’ a piedi del tanto temuto Vesuvio, che nasceranno i grandi della gliptica e tra loro Michele Scala.
Prof.ssa Annunziata Campolattano