“Pulcinella non abita più qui”, ma ovunque nel mondo!

Voci sommesse e a tratti improvvisamente chiassose, profumo di cannella, poi di fior d’arancio e ancora  rum,  che con note discordanti  sconsacrano le sensazioni precedenti in un limbo sospeso e avvincente di sbalordite impressioni. Un bimbo agile sgambetta nel vicolo, gettando con un calcio innanzi una mollica di pizza, la passa all’amico con un`azione istintiva e incalzante.  Soffi caldi esalano dall’alto profumi di bucato appena steso, li disperdono e li confondono nell’aria.  In quello stretto corridoio di palazzi di uno dei cardini di via Tribunali, uno spicchio di sole accecante e un cielo nitido appare e poi scompare dietro delle lenzuola bianche, che si muovono come aquiloni al vento. Poi una strada più grande: è proprio il Decumano Superiore. Tra folla, ci si  inviluppa tra motorini chiassosi e un vociare confuso.  Poi, percorrendo quell’affollata via,  a sinistra appare  una grande scritta :”‘Sofì si’ a vita mia! “E dedicata a Sofia Loren, Venere della napoletanità: ardente, ironica, impulsiva e nutrita di vita!  Oltre, a sinistra, un porticato di un palazzo storico, con piccoli negozietti che espongono vistosamente biscotti, pasta, corni rossi, calamite di Napoli. Un po’ più avanti una vetrina con babà giganti e sfogliatelle calde; immersi nell’odore di zucchero vanigliato, si getta uno sguardo lì in fondo e si intravede un’opera in bronzo della maschera di Pulcinella, poggiata su un basamento di pietra. Crocchietti di turisti si fermano, scattano foto, perché quella maschera, che è una delle più fotografate, con la sua risata un po’ acre e un po’ ironica ci parla di questa città: dai sapori ora forti e salati, ora dolci e confusamente percepiti in un groviglio di sensazioni che diventano subito desideri, spesso indistinti e convulsi. E poi una leggenda narra pure che, toccando quel  suo naso a becco, ci si aggiudichi una buona sorte!

Questo Pulcinella, con la sua maschera nera, ci nega il suo viso, ma a volte ci regala il suo sorriso, la sua ironia, la sua forza, la sua risolutività: un po’ lascivo e a  volte sicuramente insolente, ma sempre pronto ad agire contro sentimenti ambigui e subdoli. Vivace, passionale, istintivo, vivo, ironico, paradossale, contrastante, stupefacente e divertente: tutto  di bianco vestito e dalla maschera nera, perché lui – che, in versione  assolutamente nuova,  rappresenta il vero volto di questa Napoli – non può essere visto, guardato e conosciuto così com’è da tutti in una veloce occhiata. Deve essere colto, compreso, interpretato, valutato negli elementi di vita contrastante e  complessa, nelle sensazioni affollate che suggerisce, nelle sue risate e nelle sue espressioni tristi e preoccupate, ma certamente non solo in quella maschera nera che indossa. Proprio questo Pulcinella,  cosi destrutturato nel suo corpo e compreso nella sua simbolicità, è un’allegoria della complessità di Napoli ed è il meraviglioso  regalo di uno degli artisti che più incarnano con le sue opere proprio la Napoli dai mille volti e non quella delle televisioni, dei giornali o degli stereotipi: Lello Esposito.

 

Il suo laboratorio è in una delle scuderie di Palazzo San Severo: qui sembra che quel Principe Raimondo di Sangro possa ancora, con la sua forza, inventiva, arguzia e spirito innovativo, manifestare la sua volontà nelle creazioni sconsacranti e istrioniche di questo eccellente artista napoletano:  nato dal popolo e dalla strada con cui ha condiviso palpiti, lacrime e desideri.Genialità,  sensibilità e  paradossalità vivono nelle opere di questo famoso ed insigne artista napoletano che ci rivela la verità su Napoli, attraverso una rappresentazione di un Pulcinella che cambia mille sembianze e che, in una continua metamorfosi, vive  come  materia animata.   I suoi  Pulcinella rispecchiano come immagine traslata questa città che, con  contrastanti sensazioni – che  diventano subito pensieri divergenti –  finisce per gremire la mente di coloro che, camminando, respirano le sue strade. Pulcinella di Lello Esposito diventa così una maschera cangiante dell’anima napoletana, un personaggio che incarna quello spirito che combatte contro tutte le forme di  costruzionismo rappresentativo e sentimentale e  che ci parla attraverso i sensi, con genuinità e allo stesso tempo acutezza e ingegnosità.
Io sono cresciuto nei vicoli di Napoli, amavo il teatro sin da bambino, guardavo gli spettacoli dei burattini e ne rimanevo meravigliato … E’ stato un po’ per caso che io abbia scelto Pulcinella come soggetto da rappresentare.  Pulcinella è stato un compagno di un lungo viaggio ancora non terminato: ha imparato a mangiare non solo spaghetti, ma la cucina del mondo; ha conosciuto con me la musica del mondo e non solo i mandolini, non dimenticando mai le sue radici. Tuttavia, Pulcinella è diventato anche lui cittadino del mondo: New York, Philadelphia, Miami, Washington, Palm Beach, Shangay …. Pulcinella non è stato così additato più solo come un personaggio fisso, stereotipato, ridotto a maschera carnevalesca”. Il suo Pulcinella, dunque, non è quello fissato dalla tradizione della Commedia d’Arte, cioè quello che veniva  rappresentato come personaggio statico nelle sue caratteristiche: quelle di  una maschera che canta e che balla. Pulcinella di Lello Esposito non è conforme a una sola dimensione, perché ha un’anima che rispecchia simbolicamente l’anima di Napoli,  proprio nella voluttà, a volte anche  lasciva,  nella vivacità anche sfacciata,  nella  frizzante fantasia, in quel vivere ardente tutto “a modo suo” e  spesso, quindi,  anche nella sfrenatezza emozionale.  Napoli è un po’ scura e  un po’ chiara, un po’ triste e un po’ allegra, un po’ notte e un po’ giorno, come Pulcinella; si potrebbe dire che è come una notte che però è già un’alba o un’alba che ancora non è giorno: è tutto un infieri.

Pulcinella ha respirato l’aria del mondo e ha subito una metamorfosi, recuperando la sua identità, non quella della pizza e degli spaghetti, non quelli dei luoghi comuni … Ho voluto lavorare su ciò su cui nessuno aveva voluto mai metterci le mani: i luoghi comuni costruiti su Napoli! Ho voluto leggere e raccontare Pulcinella con una modalità nuova. Pulcinella e con lui i napoletani si sono ora confrontati con il mondo… C’è stato un riscatto dietro questo progetto: la nuova immagine di questa città e in parte il suo orgoglio! Bisognava cambiare qualcosa che si era costruito da sempre: trasformare l’identità e ricostruirla!”Sarà per questo anche che Lello Esposito ha aperto due importanti atelier a New York , che rappresenta, come lui dice,  un po’ “l’ombelico del mondo, della velocità e della freschezza”. Cosi Lello Esposito continua: ”I miei atelier sorgono però in zone periferiche di New York, perché attraverso l’arte le zone periferiche diventano man mano centrali e anche quella zona si trasforma: l’arte ci insegna che anche questo si può fare!”I Pulcinella di Lello Esposito ci introducono così in un mondo quasi fatato nel quale immergersi, per cogliere significati profondi dietro quella maschera. Lello Esposito così ricorda tanto Vincenzo Gemito: artista nato dal popolo e che ha avuto, proprio come Gemito, un legame viscerale con la Napoli delle strade, della metamorfosi continua, della trasformazione del tempo che scorre con sregolatezza e frenesia. Basti pensare che il suo primo Pulcinella era stato realizzato con fil di ferro e das e veniva venduto sulla sua bancarella a via Scarlatti. Di anni ne sono passati, circa trenta, e Pulcinella ha avuto con lui mille volti e mille interpretazioni diverse. Pulcinella è cambiato e si è trasformato continuamente: ora può anche togliersi la maschera, assumere volti diversi, ha voglia di crescere, è entusiasta a farlo, vuole confrontarsi con il mondo dell’arte, vuole viaggiare e vivere. “E’ importante la diversità, è interessante portare nel mondo ciò la parte diversa di te e della tua città, della tua appartenenza: comunichi  con l’arte la tua identità con una modalità diversa. Noi a Napoli oggi stiamo imparando a essere cittadini del mondo, ad accogliere anche e a modificarci, presentando un’immagine meno stereotipata della nostra complessa identità, proprio attraverso la metamorfosi degli stereotipi”. Per questo l’arte di Lello Esposito si propone un compito complesso: cogliere le trasformazioni e comunicarle al mondo in  un linguaggio intuitivo e nello stesso tempo geniale e unico. Una scelta unica quella di spogliare gli stereotipi da sé stessi: Pulcinella, San Gennaro, i corni assumono volti nuovi, colori cangianti, dimensioni sempre diverse, diventano monumenti; spesso sacro e profano, si confondono e rivivono, ma in modalità diverse e straordinarie. E quando Pulcinella si toglie la maschera, i suoi pensieri possono trasformarsi continuamente, perché perde un’identità e ne acquisisce altre, in uno stato di  continua mutazione. Può ergersi qualsiasi cosa sul suo capo, persino una “casa” di pensieri nuovi e avrà sempre una finestra aperta sul mondo nel  suo cuore.  Lo si deve osservare bene nel suo guardare sospeso e misterioso, in quelle mille rughe espressive, che si intravedono sotto e sopra quella maschera, e in quell’antinomico sorriso: in essi si colgono le sue multiformi emozioni e si resta in attesa trepidante di sapere poi ancora cosa nel suo volto cambierà e quali visi assumerà. Questo Pulcinella, archetipo della vera Napoli,  qualunque espressione e viso assuma, è sempre ammaliato dal fascino di questa città, cantuccio del mondo di una  strepitosa bellezza, un Paradiso che non è dato in sé in un attimo, ma in un affascinante camminamento, che tuttavia è un percorso mutevole nel tempo e nello spazio, poiché assume forme diverse e vere, a costo di passare e poi superare e distruggere anche per le miserie dell’immaginario collettivo legato a questa città. Cosi per trovare il vero volto di Pulcinella bisogna venire qui e ora, a Napoli, città in perenne metamorfosi e osmosi continua, ma anche altrove nel mondo perché, come dice un’imponente opera di questo geniale artista:  “Pulcinella non abita più qui”, ma ovunque nel mondo!

 

Contatti

Lello Esposito

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