Marcello Aversa
studio d’arte
“Tra il cervello e il cuore
ci sono le mani.
Tra le mani di Marcello Aversa
circolano liberi
cuore, anima e testa.
Noi prendiamo con lui
dal passato
quello che serve a riempire
il nostro futuro”
(Lucio Dalla)
L’anima bella del maestro Dalla, sensibile agli incanti che il mondo riserva, dovette emozionarsi e non poco dinanzi alle creazioni di Marcello Aversa, al punto di riuscire poi a raccontare, con poetica sintesi, l’intero universo emozionale, culturale ed estetico dell’artista sorrentino.
Il legame fra Marcello e l’argilla viene saldandosi già in giovane età, in qualche modo precede addirittura la sua stessa nascita: la famiglia Aversa, già dal XVI secolo, possedeva un piccolo opificio nel quale si producevano laterizi per i forni a legna; è dunque fra i “Cretari” del Borgo di Maiano che, ragazzino, acquisisce le conoscenze tecniche fondamentali nella lavorazione dell’argilla, maturando nel contempo anche una passione forte per l’universo artigiano dei pastori e presepi della tradizione napoletana: “Una dei ricordi più vividi ed emozionanti che ho dell’infanzia e di quell’amore nascente per la tradizione presepiale, è rappresentato dal cosiddetto “scartocciamento”, l’usanza cioè di iniziare a scartocciare i pastori conservati l’anno prima; si attendeva il mese di Novembre e subito dopo le festività di Ognissanti e dei Defunti si dava il via a questo piccolo rituale domestico.
Il presepe mi ha sempre affascinato, un po’ come accaduto a tanti bambini del Sud Italia, ed il passaggio dal manipolare la creta per realizzare i mattoni di Maiano, al manipolarla per modellare pastori, è risultato quasi istintivo.
Quando ancora giovane decisi di dedicarmi esclusivamente alla realizzazione dei pastori, non fu semplice far accettare in famiglia questa scelta che ai loro occhi sembrava rischiosa, mi ripetevano continuamente -<< Ma come? Lasci un lavoro sicuro di famiglia per uno tuo e incerto??>>-, ed io continuamente rispondevo -<<Si!!>>- perché sapevo che una mia fondamentale alleata era la passione che nutrivo per quell’attività.
Inizia quindi un lungo periodo di “pellegrinaggi” da Sorrento a San Gregorio Armeno a Napoli: mettevo i miei pastori in uno scatolo vuoto per camicie, lo riempivo di ovatta per evitare rotture in caso di urti accidentali e prendevo la Circumvesuviana in direzione del capoluogo; purtroppo però, per lungo tempo, quei pastori facevano con me sia il viaggio di andata che quello di ritorno, non riuscendo a farne acquistare nessuno dai negozi di San Gregorio Armeno.
Sopraggiunsero anche in me, ovviamente, dei dubbi su quel che stavo facendo: da un lato avevo la Fornace di famiglia che mi avrebbe riaccolto come il “figliol prodigo”, dall’altro il mio sogno, racchiuso in una scatola di cartone.
Scelsi la scatola .
Seguii il sogno .
Ed oggi sono qui, nel mio Laboratorio di via Sersale a Sorrento, che è un luogo per me di divertimento più che di lavoro; devo tutto a quella passione, devo tutto al Padreterno che mi ha fatto il dono di saper modellare l’argilla, devo tutto all’ostinazione di non mollare nei momenti di difficoltà…e così oggi quando arrivo in Laboratorio mi sento gioioso, felice di quel che faccio…insomma detto alla napoletana -<< Io ‘a matina nun veng’ ccà comm’ si avessa passat’ nu guaje … >>-
La sensazione che si prova ammirando le opere esposte nel Negozio/Laboratorio di via Sersale è che Marcello Aversa abbia il raro dono di saper dar forma alla Spiritualità, ma in modo universale che trascende il sentire religioso di chi guarda: dinanzi ai suoi Presepi, alle Scene da Vangelo, alle raffigurazioni di Processioni e Riti Tradizionali, anche l’animo più agnostico resta ammaliato da quanto tangibile diventi, grazie alla sublime arte del maestro sorrentino, l’aura di misticismo e sacralità di cui sono portatrici quelle scene e raffigurazioni: “Ritenendo di aver avuto dal Padreterno il dono di saper fare quel che faccio, la scelta dei temi religiosi per le mie opere è un modo personale per dirgli -<< Grazie! >>- e ripagarlo di ciò che mi ha offerto, e cerco di farlo in modo tale che chiunque, osservando le mie creazioni, possa scoprire qualcosa del proprio percorso spirituale o riflettere sui messaggi universali che quelle sacre rappresentazioni veicolano: pensiamo ad esempio all’attualità del Presepe…una famiglia in viaggio, a cui viene negato alloggio e ristoro, che deve trovar riparo in una grotta gelida, costretta poi a fuggire…come non trovare similitudini col dramma dei profughi migranti? Quel che voglio dire è che nelle scene che rappresento attraverso le mie opere sono tanti i messaggi, piccoli e grandi, che si possono leggere, l’importante è però essere disponibili a riflettere…ad osservare e riflettere, due attività che oggi esercitiamo sempre meno: guardiamo in maniera approssimativa il mondo che ci circonda e di conseguenza approssimati diventano anche i pensieri che maturiamo su di esso”.
Nell’arte di Marcello Aversa anche il “terreno” ha peso significativo e bilancia con raffinato equilibrio l’ascetica spinta verso l’”ultraterreno”, leggibile nelle sue opere: terrena è infatti la materia prima che egli plasma per le sue creazioni, radicato è il rapporto che lui intrattiene, da sempre, con il territorio sorrentino: “Quando ero bambino, oltre a giocare con i soldatini, costruendo magari con il terreno castelli e caseggiati, mi divertiva molto osservare quel che mi stava intorno, m’incuriosiva…m’affascinavano i vecchi casolari di campagna, il modo in cui la vegetazione prendeva forma intorno a essi…ed ero molto attratto anche dai ruderi romani, come quelli della cosiddetta “Villa di Pollio Felice”…e tutte queste visioni, queste suggestioni, mi sono rimaste impresse e le ho riversate anche nelle opere che modello: se tu guardi alcuni degli “Scogli” che realizzo puoi intravedere un caseggiato con le caratteristiche strutturali del caseggiato sorrentino tradizionale, i ruderi romani che richiamano elementi costitutivi anche della stessa “Villa di Pollio Felice”…Questo dialogo con il territorio l’ho poi nel tempo ampliato andando a raffigurare anche i Riti Tradizionali come le Processioni degli Incappucciati del Venerdì Santo…Erano altre suggestioni che portavo con me ed alle quali ho deciso di dare forma, è un modo mio personale anche di far conoscere aspetti magari meno noti di Sorrento, soprattutto in contesti quali possono essere mostre fuori regione”.
Immerso nel suo laboratorio, attorniato dalle sue creazioni, intento a raccontare della sua passione divenuta lavoro, Marcello Aversa fa trasparire dagli occhi lo stesso identico entusiasmo di quel ragazzino adolescente che con una scatola di cartone sottobraccio inseguiva felice e ostinato il sentiero che conduceva al suo sogno: “Una domanda che mi pongono spesso le persone è: -<< Ma quanto tempo ci metti per realizzare un’opera così…?>>-…francamente il tempo per me non esiste quando lavoro alla creazione di un nuovo oggetto, il tempo si ferma lì, nell’atto del fare, del creare.
Se devo impiegare giorni in più di lavoro, anche non compensati economicamente, per me non è assolutamente un problema, dal momento che il pezzo sarà considerato concluso esclusivamente quando ne sarò io pienamente soddisfatto.
Le opere che realizzo devono comunicare già a me qualcosa, e poi di conseguenza a chi le osserva o vuole acquistarle.
La conclusione di un pezzo è sempre affare complicato: dove magari gli altri vedono un lavoro concluso io invece trovo micro imperfezioni che vanno comunque corrette, perché alla fine io sto bene con me stesso quando faccio bene il mio lavoro.
E poi credo che il segreto di un artigiano sia tutto lì, nel non essere mai soddisfatto di quel che si è creato, in modo tale che diventi di sprono a migliorarsi sempre, a sperimentare nuove strade.
L’artigiano, l’artista che ritiene di essere “arrivato”, secondo il mio parere, non è che all’inizio del suo declino.
E’ chiaro che come per ogni altro artigiano con i pezzi prodotti bisogna anche poter vivere, però nel tempo il mero aspetto economico l’ho personalmente posto in secondo piano: per sentirmi pienamente gratificato a me basta continuare a fare quel che faccio, ed anche quando investo tempo e risorse in un pezzo che magari poi non viene venduto, non mi rammarico, anzi, so che sarà qualcosa di mio che andrà in eredità ai miei figli, molto meglio lasciare l’ immagine di sé attraverso qualcosa che si è fatto, che trasferire loro semplicemente denaro”.
In quel viaggio di ritorno da Napoli in Circumvesuviana, Marcello non portò con sé una scatola vuota.
Anzi.
Era ancor più piena che all’andata, seppur leggiadra.
Era ancor più preziosa che all’andata, seppur priva di oggetti.
Leggiadra e preziosa come il sogno che Marcello barattò con i suoi primi pastori in creta.
Ed è ancora oggi lì, in quella scatola di cartone, che Marcello Aversa conserva il suo sogno d’argilla e passione: “Io non so perché un giorno ho iniziato a fare tutto quest .
Sapevo fare poco o niente all’epoca, con la creta riuscivo a produrre solo mattoni.
Sono autodidatta, non ho imparato da nessun altro artigiano a fare quello che faccio oggi, non sono andato in scuole professionali…e vorrei poter in qualche modo raccontare questa mia esperienza anche ai ragazzi… L’Artigianato oggi non muore perché c’è crisi economica ma soprattutto perché c’è crisi culturale: le nuove generazioni lo ignorano quasi del tutto, non ne sono attratti, non sanno quel che facciamo, nemmeno forse che esistiamo come artigiani.
Così da qualche anno, anche insieme con altri amici artigiani sorrentini, mi capita di tenere piccoli corsi formativi nelle scuole per far conoscere le nozioni di base dell’attività artigiana.
Un consiglio che sempre do ai ragazzi che incontro è questo, magari sembrerà un po’ troppo poetico, però dico loro di prendere una scatola di cartone, metterla in un posto nella propria camera, scrivere su di un foglio il sogno che si vorrebbe realizzare in futuro e lì rinchiuderlo.
Riaprirla fra 20 anni e leggere quel foglio potrebbe farli sorridere o magari far dir loro !Sono stato bravo a realizzarlo quel sogno!”.
Quel che so per certo è che se avessi abbandonato per sempre la mia scatola, oggi, non sarei qui”.
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Marcello Aversa
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