Artigiani Ceramica e Porcellana

Ospedale delle bambole

 

Una vera storia magica

“C’è in un grande negozio di giocattoli una gaiezza straordinaria che lo rende preferibile a un bell’appartamento borghese. Non vi si trova forse, in miniatura, tutta la vita, e molto più colorata, pulita e lucente della vita reale?”. Charles Baudelaire.

In via  San Biagio dei Librai, all’interno del cortile del palazzo Marigliano, dall’aria antica e fascinosa, una piccola entrata sulla destra apre la porta ad un mondo sospeso tra fantasie, desideri, simboli magici e onirici. Qui, accolti dalla melodia incantatrice di un carillon occhi stupiti, incuriositi e a volte un po’ impauriti rimangono esterrefatti di fronte ad uno spettacolo bizzarro e curioso, unico nel suo genere, dove la sospensione temporale visionaria dilata i ritmi dello scorrere del tempo, rimuovendo il presente, in un tuffo nel passato più lontano. Una porta che riconduce tutti nei sentieri del passato: al mondo dell’infanzia e alla sua spensieratezza, spesso alla sua follia, a quella fantasia con cui un bambino riesce a creare mondi meravigliosamente sospesi in un tempo mai esistito, ma sempre vissuto. Siamo all’Ospedale delle Bambole, un luogo incredibile ma reale, nel quale perdersi in tutto ciò che possibilmente sia immaginabile e nel quale la realtà diventa fantasia e questa inevitabilmente realtà!

In una bambola, in un gioco è davvero presente tutta la vita immaginabile: sono riflessi mille pensieri, tanti desideri, proiezioni fantastiche in mondi lontani o vicini, giganteschi o in miniatura,  in tempi remoti, mai esistiti o forse futuri; in quei “c’era una volta”  si realizzano le fiabe volute come in viaggi meravigliosi nei quali si diventa dominatori della realtà in senso assoluto e si sperimenta la vita.  E così l’Ospedale della Bambole ci introduce in un mondo arcano e sacro, un po’ perduto nello scorrere diabolico del tempo reale della vita adulta, ma sempre riconosciuto: quello della nostra infanzia e soprattutto quello dei legami simbolici che passano anche attraverso gli oggetti e i giocattoli, investiti di idealizzazioni e affetti imperituri. Ecco perché l’Ospedale delle Bambole esprime nella sua essenza prodigiosa un valore universalmente magico: è una vera alchimia di salvezza della fantasia, dei ricordi, dei valori legati al mondo dell’infanzia, che è tutto da preservare, da ricostituire, da trasmettere. Un mondo che ci dice ancora che un giocattolo non è  da buttare perché rotto, come vuole la moda consumistica che spinge i bambini a “vorrei” senza tregua, ma può essere guarito, curato, aggiustato, perché quel giocattolo ha avuto un senso vitale: perché è stato l’unico in grado di farci affrontare così piccoli il mondo, la scuola, il distacco dai genitori, la vita stessa. Un giocattolo, una bambola quindi quando si rompe va curata, perché è la custode dei mille segreti dell’immaginazione e dei sogni, dello scorrere di ore di gioco su castelli in aria, o in oceani profondi nei quali perdersi dietro a chimere, che conducono però alla vita emozionale vera .

Non c’è niente di più serio e più coinvolgente del gioco per un bambino. E in questa sua serietà è molto simile ad un artista intento al suo lavoro. Come l’artista, anche il bambino giocando trasforma la realtà, la reinventa, la rappresenta in modo simbolico, creando un mondo immaginario che riflette i suoi sogni a occhi aperti, le sue fantasie, i suoi desideri”. ( Silvia Vegetti Finzi)

E così entrando da quell’apertura magica dell’Ospedale della Bambole si vedono subito tante testine di bambole antiche e su una parete in alto, alcune appoggiate ad uno specchio dorato con guanciotte rubiconde, occhietti vivaci e cuffiette in merletto; bocce di vetro contenenti tanti occhietti per le bambole bisognose di trapianti; altalene sospese al soffitto, come sogni in attesa di realizzazione,  e vassoi poggiati su antichi cassettoni con pozioni di guarigione salva bambole e di disinfezione in caso di ferite; valigie di cuoio antico  a terra  con medicine di pronto intervento; sculture verticali e lunghe come gigli con tante bambole svestite e un poi una sezione intera dedicata alla vestitura, con tanti vestitini colorati e cappellini in paglia, fiocchi e lustrini. In un angolo appartato persino la sala di trucco e parrucco e nel corridoio che conduce alle viscere interne di questo luogo sacro  dell’Ospedale delle Bambole, il  Bambolatorio , che tra mille lucine pendenti dal soffitto, immerge in un mondo sognante dove tutto si può immaginare e fare.

L’Ospedale delle Bambole nasce alla fine del 1800 quando, in via San Biagio dei Librai, il bisnonno di Tiziana Grassi, erede di questa antica arte, iniziò l’attività in una bottega nella quale preparava scenografie per teatrini e aggiustava pupi. Così qualcuno iniziò anche a portargli bambole da aggiustare. Fuori da quella bottega ci fu presto un’esposizione di  tanti pezzi diversi di bambole, tanto che, come racconta Tiziana Grassi, una signora di passaggio esclamò “questo pare un ospedale delle bambole!”. E da lì iniziò la lunga e prodigiosa storia dell’Ospedale delle bambole.

Qui ogni giorno, dietro questi restauri, assistiamo a meravigliose storie che vengono raccontate dal passato ogni volta che qui arriva una bambola! Una in particolare, che ricordo con affetto, è stata quella di un signore che ha portato da noi una bambola antica  da restaurare, appartenuta alla defunta e amata moglie. Durante le operazioni di restauro ci siamo accorti che la bambola conteneva una lettera, che abbiamo restituito chiusa al marito. Quell’uomo poi ci raccontò che quella era una lettera d’amore, indirizzata a lui e scritta dalla moglie quando erano ragazzini, nella fase delle speranze d’amore, e nascosta  poi dentro quella bambola, che era diventata per anni la cassaforte sognante di quell’amore. Cosi Tiziana Grassi racconta le emozioni forti legate a quell’arte antica e preziosa di cui è erede. Poi continua: “per me il restauro è molto importante: la gratificazione più grande arriva quando riporti ai fasti di un tempo quella bambola e leggi la meraviglia negli occhi di chi te l’ha portata. A un certo punto  si diventa grandi e vedere recuperati i proprio giocattoli in forma originaria  sorprende  con grande passione: ecco, quando leggo quella passione negli occhi delle persone a cui restituisco la bambola, io ne rimango coinvolta e felice”.

E così Tiziana Grassi conclude: “la conquista più importante di questi anni è stato il fatto di aver individuato le potenzialità di quest’attività, malgrado le difficoltà che affronta oggi un artigiano, dando vita ad un museo dove i bambini osservano, manipolano, giocano e dove poter trasmettere i valori di questo mondo antico, ma anche attuale, perché appartiene a tutti. Io sono un po’  come un alchimista: ho ereditato un vero patrimonio da tramandare, che è innanzitutto una vera storia magica”. Tiziana si mostra orgogliosa di questa eredità antica e prodigiosa, che va avanti da quattro generazioni, e anche del suo nuovo progetto che ha reso l’antica bottega un vero laboratorio di esperienze aperto a tutti e un Museo visitabile tutto l’anno.

Avere nelle mani un giocattolo significa entrare in contatto con quel tesoro di emozioni, di sogni, di vita di chi lo ha posseduto. Quando un bimbo, un ragazzo o un adulto entra in questo emozionante Museo diventa un collaboratore attivo di un`attività coinvolgente e uno spettatore incantato da prodigiosi restauri,  con cui si ridona magica  felicità che sa di antico e sacro!

Contatti
Ospedale delle Bambole
Palazzo Marigliano

via San Biagio Dei Librai, 39
80138 Napoli NA
Tel: (+39) 081 1863 9787